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QUELLO CHE NON VORREI ESSERE…

Contribuite ad allungare questa lista di “quello che non vorrei essere”. Partecipate sul blog attraverso i commenti oppure scrivete sulla bacheca della pagina facebook di Stressitalia.

1)    Non vorrei essere quelle persone che, nonostante la drammatica crisi dei rifiuti vissuta a Napoli e provincia nei mesi scorsi e che ancora oggi si trascina tra l’incapacità delle amministrazioni locali ed il malcostume della popolazione, continuano a lanciare dal finestrino della propria auto pacchetti di sigarette, fazzoletti di carta, bottiglie di plastica e tante altre belle cose.

2)    Non vorrei essere quella persona che, parcheggiando in doppia fila a Milano, ha causato la morte di un ragazzino di 12 anni investito da un tram mentre era in bici.

3)    Non vorrei essere quei politici che tengono a cuore più le loro poltrone che l’interesse del Paese, trasformando le istituzioni in un affare privato.

4)    Non vorrei essere quei parlamentari che, nonostante siano indagati per reati gravissimi come corruzione o concorso esterno in associazione mafiosa, continuano a esercitare le loro funzioni più che dimettersi.

5)    Non vorrei essere quelle persone che non credono che il nostro Paese abbia le forze per ripartire.

6)    Non vorrei essere quei giornalisti che hanno bisogno di lucidare le scarpe ai potenti di turno per conquistare un po’ di notorietà, perché sanno di non poter contare sui loro meriti.

7)    Non vorrei essere chi, ornato di anelli e collane d’oro, seduto su un patrimonio inestimabile pretende di diffondere la buona novella.

8)    Non vorrei essere chi, con atteggiamenti razzisti e xenofobi, giudica le persone in base alla loro lingua, al colore della loro pelle, alle loro usanze o peggio ancora in base al loro orientamento sessuale.

9)    Non vorrei essere chi ritiene che esistano guerre giuste, sante o necessarie, senza considerare la distruzione  che esse portano con sé.

10) Non vorrei essere chi non vive la propria vita intensamente, non prova a realizzare i propri sogni, non ha passioni.

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Il caffè come lo facciamo noi…

Sono in viaggio in treno da Napoli verso Roma. Nella mia carrozza ci sono una coppia di giovani napoletani e una signora di Parma sulla quarantina. Iniziano a parlare dello stato pietoso in cui versa la politica italiana.

Inevitabilmente, finiscono per parlare di Napoli e dell’idea che al nord hanno dei napoletani. La signora di Parma, con il suo accento inconfondibile, cerca di persuadere la coppia partenopea che lei ce la mette tutta per convincere i suoi concittadini che i napoletani non sono tutti uguali. Che tra tutta quella “monnezza” c’è pure della brava gente (a quanto pare, senza esito positivo). Fin qui niente da ridire. E’ quando inizia ad argomentare la coppia partenopea che mi si irritano gli occhi. “Voi al nord ci giudicate in maniera spesso pesante”, dice l’uomo “ma poi in vacanza sempre qua venite. Qua trovate il sole, il mare…..e poi il caffè come lo facciamo noi qua”, conclude l’uomo con un sorriso. E qui mi sorge una domanda: è possibile credere di difendere la propria terra in questo modo? Ci mancavano solo la pizza e il mandolino…

A parte il fatto che, alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane, a Parma non sono nella posizione di poter giudicare nessuno, quello che mi preme sottolineare è che queste convinzioni, diffuse tra la maggior parte dei napoletani, poggiano su un’impostazione sbagliata: l’idea cioè che il folklore sia la forza di Napoli, che esso sia o debba essere il miglior marchio di riconoscibilità della città. E a questa deformazione della realtà hanno partecipato anche i media nazionali: fateci caso, Napoli appare in tv solo per il miracolo di San Gennaro, per i presepi di San Gregorio Armeno, per la festa di Piedigrotta, e per i suoi infiniti episodi di criminalità. Mai un accenno a quel fervore culturale che serpeggia nella città, alla rete di teatri che fa di tutto per strappare giovani ragazzi alla criminalità o ancora a chi combatte ogni giorno per far in modo che si affermi una cultura della legalità. Devo dire che in tutto questo larga parte del popolo napoletano  ci sguazza da molto tempo, senza nemmeno provare a reagire. Da napoletano lo dico a malincuore: se andiamo avanti così, “il caffè come lo facciamo noi”…diventerà sempre più amaro.

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